Volontariato,
associazionismo, cooperazione: come devono giocare la partita con le
Istituzioni?
Queste
entità devono innanzitutto chiedersi che cosa vogliono/possono
essere nello scenario, tenuto conto delle loro ispirazioni ideali e
campi di azione (socio-assistenziale, culturale, ecologico...) e del
loro ruolo nella società.
Si
tratta di organismi che vivono sul territorio, vicini ai problemi
emergenti, quindi nella posizione più adatta per:
-
percepire i bisogni reali che hanno quasi sempre contenuti di novità
(ruolo di osservatorio)
-
dare prime risposte
-
segnalare alle Istituzioni i fenomeni in modo che possano farsene
carico secondo il loro mandato istituzionale
-
mettere a disposizione la loro esperienza e partecipare con loro
alle scelte di orientamento e valutazione delle priorità
-
eseguire anche attività per conto loro senza però rinunciare alla
loro libertà e fedeltà ai loro principi
per
questo la legge li riconosce (329/00) impegnandoli nel contempo a
migliorare continuamente queste loro prerogative e giocarle al
meglio.
Questo
è il senso della vera sussidiarietà che qualcuno ha definito
orizzontale.
Pertanto
questi organismi sono chiamati a collaborare, ma senza
subordinazione, anche se questo non esclude il coordinamento e la
supervisione di chi ha il compito istituzionale di assicurare nel
loro complesso i servizi di interesse collettivo, le Istituzioni
appunto.
Pertanto
è improprio che qualcuno li consideri entità subordinate
applicando i criteri propri invece della sussidiarietà verticale
(quella fra istituzioni che delegano a cascata fino al livello
locale le loro funzioni). Magari col pretesto di controllare l’uso
delle risorse che forniscono quando svolgono attività su loro
mandato.
Infatti
questi organismi non possono essere considerati mere agenzie oggetto
di esternalizzazione di servizi (a basso costo...). E anche quando
accettano incarichi esecutivi devono poterlo fare con spirito e
modalità proprie, anche se non in contrasto con gli indirizzi
istituzionali.
Non
solo, ma la loro collaborazione non può essere meramente e
pedissequamente esecutiva, e soggetta a procedure troppo rigide,
perchè non possono rinunciare ad un contributo creativo: infatti di
regola il loro ambito è di frontiera e quindi in situazioni fluide
e soggette a cambiamenti. Che richiedono flessibilità e originalità
di approccio.
E
la loro collaborazione deve essere sostenuta adeguatamente
nell’interesse stesso delle Istituzioni se veramente tendono alla
qualità. Pertanto non vanno costretti a umilianti gare al ribasso
(lotta fra poveri) che tolgono la libertà perchè vincolano a una
dipendenza dai bandi. E i bandi, gli affidamenti e le convenzioni
non devono solo ripercorrere il passato ma aprirsi al nuovo.
A
fronte di un corretto comportamento istituzionale, naturalmente,
volontariato, associazionismo e cooperazione si sentiranno ancora più
impegnati a rappresentare al meglio le loro potenzialità operando
in modo responsabile e competente per ottenere risultati sempre
migliori.
Nell’interesse
della collettività.